27.04.06

Autostrade per la Spagna

Forse non ci siamo spiegati...
Gilberto Benetton

Dopo il successo dell’iniziativa “Caffè gratis di notte” contro il colpo di sonno notturno con oltre 1 milione di caffè offerti, e dopo “La vita è un soffio” sui rischi della guida in autostrada quando si è bevuto qualche bicchiere di troppo, ecco la nuova iniziativa di Autostrade: “Autostrade per la Spagna”, ovvero come risolvere il problema delle code. Infatti, dopo la
fusione lampo di Autostrade nella spagnola Abertis con chi potremo incazzarci per le code, i cantieri, i ritardi?
Coraggio Gilberto, non hanno capito quanto siete europeisti a Ponzano.

Posted by Peter Kowalsky at 07:07 | Comments (0)

31.01.06

Il Profeta

Se voi pensate di aver capito quel che ho detto, vuol dire che non sono riuscito a spiegarmi.
Alan Greenspan, presidente Federal Reserve, in risposta alla domanda di un senatore americano sull'inflazione.

A volte serve solo una scusa per festeggiare. Ad esempio per una buona notizia. Magari attesa da tempo. E la buona notiza, a volte, può essere semplicemente la fine di una cattiva notizia.
Tenevo da parte da qualche anno una preziosissima bottiglia di champagne Krug Clos Mesnil 1989 in attesa della giusta occasione per aprirla. Ultimamente pensavo mi toccasse farlo per festeggiare l'attesa chiusura di Alitalia. Ma il vero motivo per cui tenevo da parte questa bottiglia era l'addio di Alan Greenspan.
Uno dei più grandi malfattori di questi ultimi anni.
Ci lascia una deflazione e un'inflazione acute negli ultimi cinque anni, una stagnazione europea di sette anni, una "bolla" planetaria da dollaro debole che non si vedeva da decenni.
La chiamano "benefica" inflazione (da dollaro debole). Da credito facile. Chiedetelo a Ricucci. Ma l'inflazione non ha mai risolto nessun problema economico.
E aver lasciato partire economicamente la Cina senza che ci fosse una moneta affidabile per misurarla, è stato un altro grande errore.
Tutta una serie di errori di politica fiscale e monetaria svalutazione da "credito facile" del dollaro e deflazione da "asfissia fiscale e monetaria" dell'euro. Imbecilli di qua e di là dell'oceano.
Ci vogliono convincere che l'economia possa crescere basandosi sui consumi generati da credito facile.
E se il principale artefice di tutto questo se ne va, bisogna festeggiare degnamente.
Ma è un festeggiamento a metà, visto che il suo successore è Ben Bernanke, sostenitore dell'"inflation targeting", uno che scambia la liquidità cartacea per capitale.
Per quel poco che vale, festeggio così, col mio Krug dell'89. Aspettando il nuovo Profeta.

Posted by Peter Kowalsky at 14:11 | Comments (0)

17.01.06

Il capitalismo degli amici

E’ dunque urgente il recepimento dettagliato dei principi fondamentali contenuti nella nuova legge sul risparmio, insieme a una più generale cultura del mercato e delle istituzioni nel senso della trasparenza, della concorrenza, della separazione tra banche, imprese e politica: un lavoro di ingegneria istituzionale senza il quale l'investimento e la crescita continueranno ad essere un desiderio, ma non una possibilità concreta.
Domenico Siniscalco, ex ministro economia del governo Berlusconi, su La Stampa di oggi

Posted by Peter Kowalsky at 14:58 | Comments (3)

24.10.05

I furbetti

furbetti.gifSono quelli del quartierino. Sabato è uscito il libro Bankitalia & i furbetti del quartierino edito da Milano Finanza, dove si spiega come è nato e come si è svolto il tentativo di scalata di Antonveneta da parte di Fiorani & C. Ricostruzione molto precisa, mi pare, anche se un po' decontestualizzata: non si parla della contemporanea scalata RCS e soprattutto non ci si chiede dove stavano andando a parare.
Comunque da leggere.

Posted by Peter Kowalsky at 12:25 | Comments (0)

14.09.05

Guardare avanti

C'è ancora tanto lavoro da fare e bisogna guardare avanti, ma se ripensiamo a due anni fa c'è una situazione completamente diversa per atmosfera, prodotti e marchi.
Luca Cordero di Montezemolo, ieri a Francoforte

Non dimentichiamoci queste parole, nei prossimi 24 mesi.

Posted by Peter Kowalsky at 09:43 | Comments (0)

09.09.05

Franza o Spagna...

No, non sarà Daimler-Chrysler il nuovo partner di Fiat, bensì Ford. Si, rispunta ancora una volta la Ford (tanto ora una vale l'altra).
Per fare cosa? Ma la nuova 500, che diamine! Sembrerà una allenza un po' riduttiva, ma che importa. Basta che il titolo vada su, sempre più in alto (che non si sa mai...).

Posted by Peter Kowalsky at 09:44 | Comments (0)

01.09.05

Brain promotion

La rabbia
La cosa che mi fa veramente rabbia? I nostri politici che sfoggiano auto straniere. Quando Renault era in crisi, tutti i politici francesi si facevano vedere al volante dell'Avantime. La Fiat ha fatto del bene al Paese e continuerà a farlo, ma è insopportabile vedere gente che ha cariche istituzionali a bordo di un'Audi o di una BMW.

L'immagine
Quelle sono state solo l'inizio di molte operazioni d'immagine. Un anno fa le felpe con la vecchia scritta Fiat volevano ridare orgoglio al marchio, che era sempre sui giornali per motivi finanziari. L'operazione è riuscita, visto che ancora se ne parla.

La Grande Punto
Non posso dire tutto, ma torneremo ai rally, la inseriremo nel videogioco più famoso del mondo, il "Need for speed", e faremo un tour in tutte le piazze della provincia italiana per farla vedere da vicino e raccontare che ognuno potrà rendere la propria Punto unica, con la bandiera sul tetto o la foto della fidanzata sulla portiera.
Lapo Elkann, L'Espresso 1 settembre

Ma il fratello John gli ha spiegato qual'era (è) il vero obbiettivo dei "concertisti"?

Posted by Peter Kowalsky at 18:04 | Comments (0)

29.08.05

Pullover

Molti dei nostri politici, di destra o di sinistra non ha importanza, e dei nostri imprenditori vorrebbero un po' di sano protezionismo nei confronti della Cina. L'occasione ora è quella del tessile e delle quote stabilite dalla UE. Come è noto i Paesi del nord Europa vorrebbero venissero tolte mentre l'Italia ed altri Peasi produttori (Francia) vorrebbero invece mantenerle. La Gazzetta di Montezemolo ha distinto infatti tra l'Europa parassitaria dei grossisti e commercianti e l'Europa dei produttori.
Quindi grossisti, dettaglianti, importatori, spedizionieri, ecc. sarebbero la parte parassitaria del sistema economico...
Oggi invece La Stampa pubblica un interessante articolo sulla Cina (che riporto qui sotto) che aiuta a comprendere (dove servisse) la coglioneria degli italiani.

Pechino agli europei Venite a produrre qui poi sarà troppo tardi
SHANGHAI

Shanghai è una folla di grattacieli. I tassisti sono gentili e premurosi. Passanti che cercano di attaccare discorso sono curiosi di sapere se ci sono più grattacieli qui o a New York, e nella domanda c’è già tutto l’orgoglio di stare per raggiungere l’America. Secondo le proiezioni infatti combinando una rivalutazione dello yuan del 50 per cento, che sarebbe da attendersi nei prossimi anni, e il tasso di crescita del 9,5 per cento, quello medio degli ultimi 25 anni, il sorpasso dell’economia cinese su quella americana potrebbe avvenire tra 15-20 anni. In questa metropoli proiettata sul mare, priva delle complicazioni politiche di Pechino, con le attrazioni di una vita notturna sempre più rilassata, ha scelto di vivere la maggior parte degli italiani che sta in Cina. «Bisogna delocalizzare, essere dove c’è la produzione. Oggi il 70 per cento del tessile mondiale si produce in Cina e allora bisogna essere qui», dice con vigore Enzo Montaruli, ex dirigente Fiat, che oggi guida a Shanghai una fabbrica di macchine tessili del gruppo Itema. Loro erano leader del settore in Cina, poi invece i prezzi alti delle loro macchine hanno creato uno spazio di opportunità per la crescita di concorrenti locali, sempre produttori di macchine tessili. Così hanno deciso di trasferire in Cina la loro produzione, quest’anno mirano a vendere 1500 macchine utensili e presto vogliono diventare di nuovo i primi fornitori nel Paese. «Un tempo tutto il tessile si faceva in Inghilterra, oggi lì non è rimasto più niente. Questo tipo di manifattura, ad alta intensità di lavoro, come fa a restare in Italia con quei costi di produzione?», dice Enzo Montaruli. Grazie a questa mossa verso Oriente il gruppo si è salvato. Senza lo spostamento in Cina forse i concorrenti cinesi sarebbero cresciuti tecnologicamente e finanziariamente e avrebbero sfidato gli italiani non solo nel mercato locale ma anche in quello globale. Con la fabbrica in Cina invece il gruppo taglia l’erba sotto i piedi ai concorrenti in Cina e all’estero, e mette una ipoteca positiva sul suo futuro di leader globale del settore. È una complessa trasformazione dei meccanismi di produzione, quella che sta imponendo la Cina al resto del mondo. In questa trasformazione la vita stessa di tante aziende è a rischio, in gioco non sono solo i posti di lavoro in Italia. Forse con l’abolizione delle quote sui prodotti cinesi nel 2008, una scadenza che è già dietro l’angolo e rischia di rovesciarsi come uno tsunami sul settore tessile italiano, c’è tempo solo per cercare di salvare l’azienda. Il discorso, se visto in un arco più largo di tempo, non riguarda però solo il tessile ma ampi ambiti di tutto il settore manifatturiero. Intere linee di produzione americane si sono spostate in Cina. Si tratta finora di quelle a bassa intensità tecnologica. Ma anche altre più sofisticate sono destinate a seguirle, secondo alcuni uomini d’affari statunitensi. Jack Perkowski in soli dieci anni, partendo da zero, ha messo in piedi una società da 400 milioni di dollari l’anno, con 18 fabbriche sparse per tutta la Cina. Produce parti per l’industria automobilistica. «La strategia è stata prendere industrie cinesi, assicurarci il controllo gestionale e finanziario e quindi importare tecnologia dall’America per migliorare la produzione locale - dice Perkowski. - La nostra società è cinese e vogliamo migliorare costantemente la qualità dei prodotti. Già oggi esportiamo il 30 per cento della nostra produzione». Non si tratta di semplice costo della manodopera, che tutti dicono, visto che la forza lavoro rimane meno efficiente di quella occidentale, anche se sta migliorando. Costa meno il terreno, ci sono meno tasse, costa meno costruire le infrastrutture, c’è un’amministrazione locale molto attenta alle esigenze dell’investitore straniero. È questa mistura che convince tanti stranieri a venire a produrre in Cina per poi esportare, invece che per esempio, in Bangladesh o in alcuni Paesi africani, dove la manodopera costa ancora meno. Inoltre c’è il mercato dei consumi interni cinesi che sta crescendo rapidamente e dà ulteriore prospettiva di sviluppo all’investimento. «Volete continuare a fare sempre magliette? Che problema c’è? - chiede un funzionario dell’amministrazione del Tessile cinese, che sovrintende al settore e preferisce rimanere anonimo - le aziende italiane producono in Cina, aumentano i profitti, con i profitti finanziano ricerca e sviluppo in Italia, migliorano la produzione avanzata, creano nuovi posti di lavoro di qualità, e noi rimaniamo indietro. Quelle aziende che non vengono qui non fanno profitti, non innescano questo circolo virtuoso e perciò presto saranno surclassate dalle nostre aziende». Il ministro del Commercio con l’estero Bo Xilai rincara la dose. Lui, alto, bello, suadente, è una delle nuove facce che la Cina presenta al mondo. In primavera ai francesi che tentavano di fargli una lezione sul presunto dumping cinese nel tessile lui rispose: «Ci vogliono trecento milioni di magliette per comprare un airbus». Bo sottilmente metteva sul piatto l’offerta cinese di comprare una flotta di aerei dalla Francia, cosa che avrebbe più che raddrizzato la bilancia commerciale bilaterale. «Ottocento anni fa Marco Polo arrivò in Cina per fare affari, perché i suoi compatrioti non seguono il suo esempio adesso?» dice guardandomi fisso negli occhi. La logica del ragionamento è lineare ed elementare, ma questo significa anche un terremoto sociale in Italia, con centinaia di migliaia se non milioni di posti di lavoro che devono trasformarsi in poco tempo, tantissima gente che dovrebbe trasferirsi in Cina. Se si vuole salvare l’azienda. Senza pensare all’azienda questo terremoto potrebbe essere rinviato. Ma poi gli effetti potrebbero essere ancora più devastanti nel medio e lungo termine. Per i cinesi, vissuti in questo ultimo secolo attraverso massacri e disastri naturali e artificiali di dimensioni bibliche, questi problemi sfide vanno affrontati di petto, e di petto risolti. Vista dalla Cina queste sono oggi le grandi sfide che stanno per rovesciarsi sull’Italia e a cui, secondo i preveggenti cinesi, l’Italia si starebbe preparando. Ma invece l’Italia sembra ignorarle, come se il 2008 fosse tra un secolo e non tra soli 27 mesi. Da Shanghai tutto questo sembra incomprensibile, incredibile.
Francesco Sisci

Copyright ©2005 La Stampa

Posted by Peter Kowalsky at 18:04 | Comments (0)

25.08.05

Rieccolo

I tecnici devono fare i direttori generali e non i ministri.
Renato Brunetta, ieri

Rispunta, timidamente, il condono.
Rispunta, timidamente, Tremonti.

Posted by Peter Kowalsky at 14:58 | Comments (0)

14.05.05

Gara

Adozioni
Si licenziano tutti gli statali poi si riassumono solo quelli bravi. Gli statali disoccupati però vengono adottati dalle altre famiglie italiane, le quali devono garantire a ognuno di loro vitto, alloggio, vacanze, studi per i figli, spese mediche eccetera, in cambio di una drastica riduzione delle tasse che servivano prima per pagare i loro stipendi. Ogni famiglia italiana (non statale) risparmierebbe almeno mille euro l'anno che andrebbero a rilanciare i consumi così che il paese uscirebbe dalla recessione e anche gli statali adottati troverebbero un nuovo lavoro. E' un idea che poteva venire in mente solo a Berlusconi.

Jena, La Stampa di oggi

Se Berlusconi ieri dava la colpa del Pil negativo alle troppe ferie fatte dagli italiani, oggi risponde Alpitur che propone "Per rilanciare il turismo si dovrebbero dare più vacanze agli italiani".
Questo è un classico effetto immediato dell'aver pronunciato la parola "recessione": la gara a chi spara la cazzata più grossa.
Ed è divertente che tutti ora abbiano scoperto la crisi economica. Così, improvvisamente. Prima l'Istat che annuncia il Pil negativo, poi Siniscalco che conferma, poi Berlusconi che ammette. Tutto nel giro di 24 ore. Come l'omonimo giornale che oggi titola "Una crisi che viene da lontano". Gli altri giornali invece si buttano sul didattico e spiegano la differenza tra recessione e stagnazione, Montezemolo (quello della Fiat) e Billè (quello delle paste) dichiarano di essere preoccupati. Molto preoccupati.
Qualunque pensionato, impiegato, piccolo imprenditore, commerciante da molti mesi si era già accorto della crisi, nonostante le cifre fasulle e le dichiarazioni falsamente ottimistiche di politici e istituzioni.
E' tutto così disgustosamente comico.

Posted by Peter Kowalsky at 10:32 | Comments (0)

13.05.05

Recessione? Ma dai!

Cazzo! Non ci posso credere. Qualcuno se n'è accorto!
E parla apertamente di recessione. Cazzo!
Qui ormai dal 2002 ho una categoria di interventi chiamata guardacaso recessione.
A me, come credo a tanta altra gente, pare davvero una presa per il culo che solo ora l'Istat tiri fuori certi dati.
Bè, sotto sotto sono anche un po' contento, mi sembrava di vivere in un'altra realtà...

Posted by Peter Kowalsky at 11:07 | Comments (0)

05.05.05

1+1=289

Questo + questo = 289
Si, scommetto qualunque cifra, condono fiscale in vista...

Posted by Peter Kowalsky at 18:47 | Comments (0)

14.02.05

Master agreement

Questi non sono industriali. Sono mercanti.
O forse oggi ho la luna storta e non capisco nulla. Ma non volevano esercitare il put e vendere il settore auto? E invece hanno comprato loro la quota di General Motors. Chissà di cosa devono essere contenti. Forse perché con quei 2 miliardi di dollari si copre la perdita dello scorso esercizio. E la borsa gode.
Mah! Ormai quando si parla di Fiat penso solo allo spot del multijet con l'uomo che scappa nudo per il campo da calcio. Per fortuna il Brand Promotion di Fiat Auto funziona. Grazie Lapo.

Posted by Peter Kowalsky at 07:38 | Comments (0)

27.01.05

Stipendio pesante

Da stamattina radiogiornali e giornali scatenati sul giorno della verità, oggi, il giorno del pagamento degli stipendi. Perché oggi dovrebbero vedersi i primi risultati della riforma fiscale ai fini della tassazione dei redditi delle persone fisiche.
Repubblica.it ha addirittura predisposto un sondaggio e ne parla in termini del tutto fuorvianti e imprecisi:

Oggi è il grande giorno: 27 del mese, arriva la busta paga. La prima che porta in sé la riforma fiscale del governo Berlusconi: sostanzialmente tre nuove aliquote (23 per cento fino a 26 mila euro; 33 per cento fino a 33 mila e 500; 39 per cento per redditi superiori a tale cifra; più contributo di solidarietà del 4 per cento per chi supera i 100 mila euro di reddito annuo). Ma anche le detrazioni trasformate in deduzioni; gli sconti per le badanti e la nuova no tax area familiare (7500 euro che per dipendente con moglie e due figli a carico - ma va bene anche un figlio più nonno - arriva a 14 mila euro).
Per 16 milioni di italiani - dunque - è il momento della verità: si capirà se il nuovo fisco porta vantaggi o meno. E a quanto ammonta l'eventuale guadagno.
Ma oggi non si capirà niente, non ci sono conti da fare. E' un po' presto per tirare le somme. E non ha senso inserire queste notizie nella sezione "economia"; sarebbe più corretto in quella "spettacoli".

Posted by Peter Kowalsky at 10:22 | Comments (0)

18.11.04

Finanziaria

Gli amanti delle manovre finanziarie di un tempo, stile via crucis, quest'anno non rimarranno delusi. A parte lo scontro Belusconi-Fini sui tagli fiscali (che riserverà ancora sorprese) in molti (della maggioranza) stanno cercando di dare una mano al nostro capo del governo, con una serie di suggerimenti intelligenti e a volte spassionati per recuperare danari. Si va dal condono per i beni archeologici detenuti illegalmente, al pedaggio sul grande raccordo anulare, alla tassa sulle bibite gassate e quella sugli sms.
Ah, da respirare a pieni polmoni, vera aria democristiana doc.

Posted by Peter Kowalsky at 15:54 | Comments (0) | TrackBack

09.11.04

Anatocismo

Svegliarsi al mattino e scoprire che potresti diventare ricco.
Ah, la mania di non buttare mai via le carte a volte ripaga...

Posted by Peter Kowalsky at 20:33 | Comments (0) | TrackBack

07.11.04

Scarpe etiche

La scarpa che respira, ora anche per Rocco.

Posted by Peter Kowalsky at 16:13 | Comments (0) | TrackBack

04.10.04

Geniale!

Leggo dell'ipotesi di introdurre a breve i pedaggi per circa 1.500 km di starde statali. Deve essere una bufala, il Sole 24 Ore non ne parla. Ancora.
Voglio credere a quando dice il Ministro delle Finanze Domenico Siniscalco: La Finanziaria per il 2005 costruita in modo semplice e solido, con un metodo diverso dal passato.
Voglio credergli, ma se avesse davvero in mente di mettere i pedaggi sulle strade statali? Gi ora ti passa la voglia (a parte il costo) di prendere l'autostrada per non perdere la giornata al casello. Ti immgini sulle statali?
Ecco cosa servir procurarsi

tomtom.jpg

Gps (magari questo Tom Tom Go) e poi via per strade provinciali, comunali, di campagna e tanti sterrati.
In attesa di altre idee semplici e solide.

Posted by Peter Kowalsky at 17:48 | Comments (0) | TrackBack

03.10.04

Integrazione verticale

Checch se ne dica, la ripresa non c'. E bisogna andare a cercarsi i clienti, in tutti i modi, cogliendo al volo ogni occasione, anche con strategie molto aggressive.

Posted by Peter Kowalsky at 19:24 | Comments (0) | TrackBack

Patto sociale

"La prima a volare in aria stata la cravatta celeste del numero uno di Confindustria, Luca Montezemolo, la seconda quella del vicepresidente Bombassei. Poi a seguire quelle dei giovani imprenditori che affollavano la platea dell'Hotel Quisisana. E' con questo epilogo pirotecnico, all'insegna dell'understatement con lanci di cravatte e con colli di camicia sbottonati, che calato il sipario sulla convention caprese." (La Stampa 3 ottobre 2004)

Se questa la nuova linea di Confindustria, non mi perder il prossimo convegno delle giovani imprenditrici.

Posted by Peter Kowalsky at 09:52 | Comments (0) | TrackBack

03.07.04

Finanza creativa

Se ne va l'uomo della finanza creativa. E per colpa della creativit. Rimarr nei libri di scuola per la legge che porta il suo nome (la prima, quella bis era davvero minore). Due interventi comunque inutili, anzi dannosi, specialmente perch non sono serviti ad incrementare gli investimenti importanti, ma solo a incentivare le speculazioni immobiliari. Ma si mai capito dove stava la finanza creativa? Forse per le cartolarizzazioni? Per due condoni, uno successivo all'altro? Mah!
Comunque da quando Giulio Tremonti era al ministero molti contribuenti sono diventati pi creativi, avendo capito che il condono (vero e proprio o nella variante del concordato preventivo) veniva istituzionalizzato.
Di buono lascia l'Ires (l'imposta sui redditi delle societ), ma anche l'Ire (imposta sui redditi delle persone fisiche) rimasta incompiuta, che vanificher gli effetti della prima.
Io lo ricorder invece per aver abolito l'Imposta di Successione. E' vero, dava un gettito ridicolo. Ma era l'unica imposta "etica" del nostro ordinamento tributario. Quella meno medioevale, che aveva la parvenza di far partire tutti sullo stesso piano. O quasi. Ma era un'imposta quasi "comunista", e non erano pi tempi.

Posted by Peter Kowalsky at 09:43 | Comments (0) | TrackBack

02.03.04

Mal comune...

...non mezzo gaudio.
E se lo dice lui, mi fido.
Non festeggio.
Finir che andremo insieme a fare una pausa di riflessione. Su questo siamo d'accordo.

Posted by Peter Kowalsky at 14:55 | Comments (0) | TrackBack

25.01.04

Destino crudele

finmatica.jpg
E' proprio un destino Crudele. Ma anche un po' ironico.
Anche per Finmatica, nel suo piccolo, c' qualche punto in comune con Parmalat.
Banche e bond.
Ma in pi ci sono anche degli aspetti curiosi, sia se si guarda oggi alla pubblicit di Finmatica ("il futuro sar selvaggio") che prevedeva quello che sta in effetti accadendo nel mercato, sia se si considera il business dell'azienda.
Ovvero applicazioni software per le banche, come "il Sistema Informativo Strategico Strategic Information System (Sis), focalizzato all'efficienza e alla produttivit della banca, che comprende il controllo di gestione, il monitoraggio del rischio sia strategico che operativo, il Reporting alle autorit di Vigilanza, la Contabilit Generale e il Marketing Strategico".
In pratica Finmatica forniva alle banche gli strumenti perch si accorgessero del rischio strategico rappresentato da Finmeccanica stessa come cliente delle banche. Non male.
E ora, dopo Parmalat e Finmatica, aspettiamoci presto qualche altra piccola scossa nel mercato. Magari anche in quello della new economy?
Per fortuna che la Finanziaria 2004 ha previsto di detassare integralmente le spese sostenute dalle spa che facciano accesso in borsa. Fatevi sotto.

Posted by Peter Kowalsky at 11:13 | Comments (0) | TrackBack

12.01.04

Centrale rischi

D'ora in poi i corsi per diventare banchiere verranno tenuti da Vanna Marchi.
Gene Gnocchi.

La vera novit della faccenda Parmalat, a parte l'entit del buco e la modalit, che per la prima volta - almeno mi pare - emerge abbastanza pubblicamente il ruolo delle banche nei dissesti d'azienda.
Banche, e in particolare quelle straniere, che aiutavano la Parmalat a collocare i bond junk anche presso trust appositamente creati (forse anche dalle stesse banche). E i titoli emessi dalla Parmalat ancora da rimborsare sono pi della met dei famosi titoli di stato emessi dal Governo argentino e acquistati da mezzo milione di risparmiatori italiani.
Oppure banche che effettuavano pressioni perch la Parmalat acquistasse aziende a valori superiori a quelli di mercato. Aziende acquisite che guardacaso erano indebitate con le stesse banche.
E banche che anche negli ultimi mesi collocarono obbligazioni Parmalat quando ormai l'azienda rappresentava un rischio, portandosi a casa diversi milioni di commissioni e, qualche settimana fa, facendosi restituire fidi per decine di milioni.
Se le banche hanno fatto questo con un colosso come Parmalat, cosa avranno mai fatto in tutti questi anni con altre migliaia di aziende di piccole e medie dimensioni?
Tranquilli. Casi come Cirio e Parmalat non succederanno pi: c' Basilea 2. No?

Posted by Peter Kowalsky at 14:36 | Comments (0) | TrackBack

27.11.03

Euroscontro

Ieri l'Ecofin, cio la Commissione dei ministri delle finanze UE, ha votato contro le richieste della Commissione e della Banca Centrale Europea di applicare le sanzioni a Francia e Germania per aver superato il 3% del deficit/pil nel 2002, come previsto dal Patto di stabilit.
Contrariata la Commissione (Prodi: scelgono le regole come i piatti al ristorante") e la BCE (Trichet: "comporta gravi rischi per la moneta unica"). Commenti positivi da alcuni governi (Italia) e industriali.
Linea defilata per i governi di Francia e Germania, che da soli fanno mezza Europa della zona Euro.
Per il resto molto, strano silenzio.
D'altra parte l'unica preoccupazione della BCE il mantenimento della stabilit dei prezzi e cio l'inflazione, senza quasi nessun'altra strategia di politica economica, anche perch una banca fatta ad immagine e somiglianza della Banca Centrale Tedesca.
Tremonti dice che il Patto non in discussione, ma serve maggiore flessibilit.
Chi ha ragione? Difficile dirlo.
E' meglio chiedersi chi ci perder da questo precedente. Probabilmente i Paesi pi deboli, tra cui l'Italia, che potevano giustificarsi politicamente per l'adozione di politiche di bilancio restrittive, e quindi impopolari, puntando sui vincoli del Patto di stabilit. Ora, se si diffonder lo stimolo ad aggirare il Patto, i governi che lo faranno dovranno assumersi le loro responsabilit politiche.
E si vedr quali risultati otterranno quei Paesi, come l'Italia, che ritengono che senza il Patto l'economia crescer meglio e i conti pubblici ne beneficeranno grazie ad una politica fiscale espansiva.
Tremonti ha gi pronta la riforma fiscale dal 2004 (solo una parte in verit) e il condono fiscale anche per il 2002. Ma questo un altro discorso.
Il fatto che l'effetto domino contro l'Euro cominciato ieri.

Posted by Peter Kowalsky at 14:26 | Comments (0) | TrackBack

10.09.03

Scommessa

La questione Telekom Serbia mi ha decisamente scassato le balle (meglio Italia-Serbia di stasera), sia perch mi sembra una fregnaccia, sia perch serve da paravento ai problemi finanziari che il governo cerca di affrontare.
Il Pil diminuito del 0,1% anche nel secondo trimestre indica solo una cosa: recessione.
Scarsa o nulla crescita economica significa minori entrate fiscali e quindi un saldo ancora pi negativo dei flussi di cassa pubblici. Ma Berlusconi aveva promesso la riduzione della pressione fiscale, che tra l'altro avrebbe inciso maggiormente sui redditi alti. Rimangiarsi gi ora la riduzione delle tasse non deve essere facile.
Servono perci entrate straordinarie e quindi mi gioco la piccola che in finanziaria ci ritroveremo il condono fiscale anche per il 2002 e il condono edilizio. E magari il prossimo anno anche nuove privatizzazioni e vendite patrimoniali.
Il tutto in un momento in cui i partiti del Polo tirano ognuno verso direzioni diverse.
Mi chiedo perch Berlusconi invece di cazzeggiare con Putin non vada a cena con Aznar e si faccia spiegare come mai in Spagna l'aumento della produzione a luglio del 1,7%?
E perch mi viene sempre in mente quella sera della primavera del 2001 in cui Berlusconi ha solennemente stipulato il contratto con gli italiani?
Vogliamo spuntare quanti dei 5 obiettivi sono stati finora realizzati?
Ma cosa volete farci, la congiuntura!

Posted by Peter Kowalsky at 10:41 | Comments (0) | TrackBack

03.09.03

Politica economica

Gi luned mattina La Repubblica aveva esaurito (quasi un milione e mezzo di copie) il primo volume della propria enciclopedia e stava gi provvedendo alla ristampa.
20 volumi (il primo in omaggio) a 12,90 fanno una spesa complessiva di 245 (oltre il costo del giornale). Non so se sia un prezzaccio.
Vien da pensare per che gli italiani diventino enciclopedici solo con queste iniziative.
Gi immagino i venti volumi ordinatamente disposti e, se non c' spazio (perch da un anno in qua si sono acquistati anche tutti i libri che i quotidiani settimanalmente propongono), si porr il problema di acquistare un nuovo scaffale (questo La Repubblica non lo da). E forse qualcuno avr anche l'esigenza di comperare un (nuovo) computer per catalogare tutti i libri, cd e dvd accattati. E magari cambiare casa per una pi spaziosa.
Non c' che dire, oggi un'enciclopedia traina l'economia pi di qualunque manovra di espansione dei consumi.

Posted by Peter Kowalsky at 09:46 | Comments (0) | TrackBack

16.05.03

Deflazione

Abituato per tutta la vita ad avere a che fare con l'inflazione (dagli anni '60 in poi), sono molto curioso di questa nuova fase economica che stiamo vivendo.
Che l'inflazione la conosca bene, un dato di fatto. Che non mi abbia mai allontanato dai consumi un altro dato di fatto.
Ora questa spinta deflazionistica (domanda globale (C+I) al di sotto delle potenzialit (Y) del sistema, dovrebbe portare grande enfasi al mio istinto consumistico.
Mi viene in mente questa frase che simboleggia la situazione depressionaria "mentre possibile ridurre la quantit di acqua ad un cavallo assetatao, non si pu costringere un cavallo che non ha sete a bere".
Mi immagino i negozianti che fuori dai negozi cercano in tutti i modi di farti entrare.
Voglio proprio vedere.
Comunque la deflazione non fa per me.
Mi sono accontentato di un improvviso sconto dell'8% di HP per ordinare l'iPAQ 5450.
Se avessi aspettato qualche settimana?
Forse l'istinto da inflazione ce l'ho ormai nei cromosomi.
Non ho propriamente sete, ma bevo lo stesso.

Posted by Peter Kowalsky at 14:42 | Comments (0)

23.12.02

Miccich

Leggo su La Stampa di ieri il contributo di Miccich alla legge finanziaria:
"Pi pubblicit, pi consumi, pi consumi pi produzione, pi produzione pi posti di lavoro."
Il sottosefretario all'Economia spiega cos il senso di un provvedimento inserito in Finanziaria che introduce importanti agevolazioni per le piccole imprese che il prossimo anno incrementeranno i loro investimenti pubblicitari.
Questo Miccich un genio. Ed anche keynesiano (ma forse non lo sa).
Intanto il meraviglioso MicciClock va avanti.

Posted by Peter Kowalsky at 14:39 | Comments (0)

24.09.02

Il superministro dell'economia e il presidente keynesiano

Mi capitato tra le mani l'ultimo numero di Panorama.
Nonostante tutta la scorsa settimana si sia parlato soprattutto della situazione economica interna, non c' un solo articolo che ne faccia cenno.
Si parla invece di Mediobanca, delle strategie dei grandi gruppi, di banche e di investimenti libici.
In verit, proprio nelle prime pagine, c' un articoletto su Tremonti.
Viene elogiato perch - dice all'incirca il giornalista - stato uno dei pochi in Europa a circondarsi di tecnici esperti in terrorismo e collegamenti finanziari internazionali. Ancora l'11 settembre.
C' anche una foto del superministro insieme agli altri ministri dell'economia europei, come dire, guarda come si presenta bene l in mezzo.
Questo l'unico riferimento a Tremonti in oltre 300 pagine.

Ieri sera mi capitato di vedere in TV un discorso di Berlusconi che pi o meno diceva questo (rivolto agli italiani): non preoccupatevi della situazione economica, non preoccupatevi di risparmiare e pensate invece a consumare".
Un discorso cos keynesiano non l'avevo mai sentito.
Se n' reso conto Berlusconi? O stata una uscita involontaria?
Adesso cosa far, aumenter la spesa pubblica visto che diventato keynesiano?
Di preciso, qualcuno ha capito quale strategia economica ha questo governo?

Arriva l'autunno e arriveranno i dolori.
Questo era un governo per il tempo buono, per inventarsi illusioni come la Tremonti-bis che soddisfa cani e porci ma non le aziende pi virtuose che non a caso preferivano Dit e Visco (definitivamente cancellate dal decreto della scorsa settimana).
Tra qualche mese la crescita sar vicina allo zero e l'inflazione crescer di un punto; con quale faccia Berlusconi verr a parlarci di tagli e risparmio?
Non lo far, perch gi pronta la rottamazione dei frigoriferi...
Ehi, qualcuno ce l'ha ancora il "contratto con gli italiani" di Berlusconi?
Lui dice (e non una battuta) di averlo appeso in cesso!

Posted by Peter Kowalsky at 09:42 | Comments (0)