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31.08.05
Ensemble Hortus Musicus
Chi l'avrebbe detto che il concerto dell'Ensemble Hortus Musicus sarebbe stato interessante e nello stesso tempo divertente? Il programma di ieri sera titolava "musiche liturgiche e tradizionali attraverso i secoli appartenenti alla cultura indiana, armena, ebraica ed europea" e non prometteva niente di buono, anche perché il mio posto era in seconda fila. Il repertorio di questa ensemble estone diretta dal violinista Andres Mustonen spazia dalla musica antica a quella medioevale e rinascimentale ma con un modo di fare musica vivo e creativo, senza alcun accademismo. E vi assicuro che alla fine del concerto, tolti i costumi antichi, questi musicisti estoni hanno esplorato anche il buffet (specie quello dei vini) con un approccio nuovo e creativo.
Posted by Peter Kowalsky at 09:36 | Comments (0)
30.08.05
Un Paese meraviglioso...
Lo scopro ogni giorno. L'Italia è davvero un Paese meraviglioso.
Dove un bambino di 7 (sette) anni viene bocciato in seconda elementare perchè ha frequentato poco durante l'anno. La causa: leucemia.
Posted by Peter Kowalsky at 16:55 | Comments (0)
29.08.05
Pullover
Molti dei nostri politici, di destra o di sinistra non ha importanza, e dei nostri imprenditori vorrebbero un po' di sano protezionismo nei confronti della Cina. L'occasione ora è quella del tessile e delle quote stabilite dalla UE. Come è noto i Paesi del nord Europa vorrebbero venissero tolte mentre l'Italia ed altri Peasi produttori (Francia) vorrebbero invece mantenerle. La Gazzetta di Montezemolo ha distinto infatti tra l'Europa parassitaria dei grossisti e commercianti e l'Europa dei produttori.
Quindi grossisti, dettaglianti, importatori, spedizionieri, ecc. sarebbero la parte parassitaria del sistema economico...
Oggi invece La Stampa pubblica un interessante articolo sulla Cina (che riporto qui sotto) che aiuta a comprendere (dove servisse) la coglioneria degli italiani.
Pechino agli europei Venite a produrre qui poi sarà troppo tardi
SHANGHAI
Shanghai è una folla di grattacieli. I tassisti sono gentili e premurosi. Passanti che cercano di attaccare discorso sono curiosi di sapere se ci sono più grattacieli qui o a New York, e nella domanda c’è già tutto l’orgoglio di stare per raggiungere l’America. Secondo le proiezioni infatti combinando una rivalutazione dello yuan del 50 per cento, che sarebbe da attendersi nei prossimi anni, e il tasso di crescita del 9,5 per cento, quello medio degli ultimi 25 anni, il sorpasso dell’economia cinese su quella americana potrebbe avvenire tra 15-20 anni. In questa metropoli proiettata sul mare, priva delle complicazioni politiche di Pechino, con le attrazioni di una vita notturna sempre più rilassata, ha scelto di vivere la maggior parte degli italiani che sta in Cina. «Bisogna delocalizzare, essere dove c’è la produzione. Oggi il 70 per cento del tessile mondiale si produce in Cina e allora bisogna essere qui», dice con vigore Enzo Montaruli, ex dirigente Fiat, che oggi guida a Shanghai una fabbrica di macchine tessili del gruppo Itema. Loro erano leader del settore in Cina, poi invece i prezzi alti delle loro macchine hanno creato uno spazio di opportunità per la crescita di concorrenti locali, sempre produttori di macchine tessili. Così hanno deciso di trasferire in Cina la loro produzione, quest’anno mirano a vendere 1500 macchine utensili e presto vogliono diventare di nuovo i primi fornitori nel Paese. «Un tempo tutto il tessile si faceva in Inghilterra, oggi lì non è rimasto più niente. Questo tipo di manifattura, ad alta intensità di lavoro, come fa a restare in Italia con quei costi di produzione?», dice Enzo Montaruli. Grazie a questa mossa verso Oriente il gruppo si è salvato. Senza lo spostamento in Cina forse i concorrenti cinesi sarebbero cresciuti tecnologicamente e finanziariamente e avrebbero sfidato gli italiani non solo nel mercato locale ma anche in quello globale. Con la fabbrica in Cina invece il gruppo taglia l’erba sotto i piedi ai concorrenti in Cina e all’estero, e mette una ipoteca positiva sul suo futuro di leader globale del settore. È una complessa trasformazione dei meccanismi di produzione, quella che sta imponendo la Cina al resto del mondo. In questa trasformazione la vita stessa di tante aziende è a rischio, in gioco non sono solo i posti di lavoro in Italia. Forse con l’abolizione delle quote sui prodotti cinesi nel 2008, una scadenza che è già dietro l’angolo e rischia di rovesciarsi come uno tsunami sul settore tessile italiano, c’è tempo solo per cercare di salvare l’azienda. Il discorso, se visto in un arco più largo di tempo, non riguarda però solo il tessile ma ampi ambiti di tutto il settore manifatturiero. Intere linee di produzione americane si sono spostate in Cina. Si tratta finora di quelle a bassa intensità tecnologica. Ma anche altre più sofisticate sono destinate a seguirle, secondo alcuni uomini d’affari statunitensi. Jack Perkowski in soli dieci anni, partendo da zero, ha messo in piedi una società da 400 milioni di dollari l’anno, con 18 fabbriche sparse per tutta la Cina. Produce parti per l’industria automobilistica. «La strategia è stata prendere industrie cinesi, assicurarci il controllo gestionale e finanziario e quindi importare tecnologia dall’America per migliorare la produzione locale - dice Perkowski. - La nostra società è cinese e vogliamo migliorare costantemente la qualità dei prodotti. Già oggi esportiamo il 30 per cento della nostra produzione». Non si tratta di semplice costo della manodopera, che tutti dicono, visto che la forza lavoro rimane meno efficiente di quella occidentale, anche se sta migliorando. Costa meno il terreno, ci sono meno tasse, costa meno costruire le infrastrutture, c’è un’amministrazione locale molto attenta alle esigenze dell’investitore straniero. È questa mistura che convince tanti stranieri a venire a produrre in Cina per poi esportare, invece che per esempio, in Bangladesh o in alcuni Paesi africani, dove la manodopera costa ancora meno. Inoltre c’è il mercato dei consumi interni cinesi che sta crescendo rapidamente e dà ulteriore prospettiva di sviluppo all’investimento. «Volete continuare a fare sempre magliette? Che problema c’è? - chiede un funzionario dell’amministrazione del Tessile cinese, che sovrintende al settore e preferisce rimanere anonimo - le aziende italiane producono in Cina, aumentano i profitti, con i profitti finanziano ricerca e sviluppo in Italia, migliorano la produzione avanzata, creano nuovi posti di lavoro di qualità, e noi rimaniamo indietro. Quelle aziende che non vengono qui non fanno profitti, non innescano questo circolo virtuoso e perciò presto saranno surclassate dalle nostre aziende». Il ministro del Commercio con l’estero Bo Xilai rincara la dose. Lui, alto, bello, suadente, è una delle nuove facce che la Cina presenta al mondo. In primavera ai francesi che tentavano di fargli una lezione sul presunto dumping cinese nel tessile lui rispose: «Ci vogliono trecento milioni di magliette per comprare un airbus». Bo sottilmente metteva sul piatto l’offerta cinese di comprare una flotta di aerei dalla Francia, cosa che avrebbe più che raddrizzato la bilancia commerciale bilaterale. «Ottocento anni fa Marco Polo arrivò in Cina per fare affari, perché i suoi compatrioti non seguono il suo esempio adesso?» dice guardandomi fisso negli occhi. La logica del ragionamento è lineare ed elementare, ma questo significa anche un terremoto sociale in Italia, con centinaia di migliaia se non milioni di posti di lavoro che devono trasformarsi in poco tempo, tantissima gente che dovrebbe trasferirsi in Cina. Se si vuole salvare l’azienda. Senza pensare all’azienda questo terremoto potrebbe essere rinviato. Ma poi gli effetti potrebbero essere ancora più devastanti nel medio e lungo termine. Per i cinesi, vissuti in questo ultimo secolo attraverso massacri e disastri naturali e artificiali di dimensioni bibliche, questi problemi sfide vanno affrontati di petto, e di petto risolti. Vista dalla Cina queste sono oggi le grandi sfide che stanno per rovesciarsi sull’Italia e a cui, secondo i preveggenti cinesi, l’Italia si starebbe preparando. Ma invece l’Italia sembra ignorarle, come se il 2008 fosse tra un secolo e non tra soli 27 mesi. Da Shanghai tutto questo sembra incomprensibile, incredibile.
Francesco Sisci
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Posted by Peter Kowalsky at 18:04 | Comments (0)
26.08.05
Su Doku
Il Su Doku comincia ad annoiarti? Sospendi un attimo e portati sotto l'ombrellone la relazione del Governatore di Bankitalia presentata oggi al Cicr.
Scoprirai che la BPL aveva liquidità sufficiente per l'opa Antonveneta (sfido, chissà chi gliela forniva la liquidità...), che la Banca d'Italia si è avvalsa sin dall'inizio della consulenza di notevoli giuristi (la Banca d'Italia, con il suo Ufficio studi...), che si è innalzato in Italia il livello di concorrenza tra gli istituti di credito e "si è ampliata la gamma dei servizi offerti alle clientela, sono stati ridotti i costi operativi unitari. Il processo è tuttora in atto".
Bene. Ora torna tranquillamente al tuo Su Doku.
Posted by Peter Kowalsky at 16:38 | Comments (0)
25.08.05
Rieccolo
I tecnici devono fare i direttori generali e non i ministri.
Renato Brunetta, ieri
Rispunta, timidamente, il condono.
Rispunta, timidamente, Tremonti.
Posted by Peter Kowalsky at 14:58 | Comments (0)
24.08.05
Brik
Pomeriggio trascorso da Edi Kante, sul Carso, a bere i suoi vini seduti attorno a un enorme tavolo di pietra vicino a un vigneto.
E a mangiare una leccia di 8 chili preparata da lui. Ad ascoltarlo parlare del suo vino e della sua cantina scavata nella roccia. Scendere poi nella cantina e assaggiare i suoi esperimenti.
In qualche modo, alla fine, riesco a rientrare a casa. In qualche modo.
Accendo la tv e come prima cosa vedo questo.
Fanculo! Dopo aver rischiato la vita tornando a casa... Mi tocca aprire una Vitovska.
Posted by Peter Kowalsky at 23:23 | Comments (0)
22.08.05
Oroscopo
Sagittario
Secondo la mia analisi dei segni astrologici, è il momento ideale per metterti il tuo vestito migliore e andare a pulire i gabinetti in una colonia di lebbrosi in India. Oppure per massaggiare i piedi a qualcuno che lavora in un impianto di eliminazione dei rifiuti, o ancora per cantare, sorseggiare champagne e giocare a carte con i pazienti di un ospedale psichiatrico. Dopo un'avventura del genere saresti perfettamente in sintonia con il tuo destino più probabile. Ti sembrano proposte eccessive? Allora immagina delle alternative più adatte a te: se vuoi continuare a fare lavori estenuanti che servono solo agli altri, cerca di raccogliere tutte le tue energie e il tuo senso di generosità.
Avevo sempre saltato a piè pari l'oroscopo di Rob Brezsny pubblicato su Internazionale (come tutti gli oroscopi dei giornali), ma sull'ultimo numero mentre ero in nave ho finito per leggerlo ed ho scoperto che è semplicemente stupendo! Rob Brezsny è geniale.
Alla fine mi sono deciso a fare quello che da anni non mi decidevo a fare: mi sono abbonato a Internazionale...
Posted by Peter Kowalsky at 10:04 | Comments (1)
21.08.05
Beffe
Piove, e piuttosto di vedere la tv leggo tutto quello che trovo sul divano. Tra cui l'ultimo Espresso, dove mi inbatto in un articolo a firma di Gabriele Isman dal titolo "L'autovelox si beffa così" e sottotitolo "Fiorisce il commercio di gadget e apparecchi elettronici per eludere i controlli stradali". Interessante - penso - e comincio a leggerlo.
Giorni di partenze e di ritorni: almeno cinque milioni di veicoli in marcia sulle strade e autostrade secondo le statistiche di stagione. Ma per qualcuno sarà un viaggio più tranquillo e assistito: bastano poco più di 100 euro per un telefonino o un palmare di ultima generazione per assicurarsi la moda più in dell'estate tecnologica e un rimedio contro i circa 400 autovelox fissi che presidiano le starde italiane. Il trucco sta nel software del Tom Tom, il più diffuso tra i navigatori satellitari, opportunamente modificato.
E ancora:
Ma su Internet si trovano già le schede non originali: il prezzo del prodotto "taroccato" si aggira sui 50 euro. Insomma con 100 euro, i pirati dell'autovelox ne risparmiano almeno 357, il valore della multa per chi supera i limiti di velocità...
E ora l'apoteosi:
Il software del Tom Tom è stato modificato da qualche esperto di informatica che ha inserito un file scaricabile da Internet con la mappatura delle postazioni fisse degli autovelox.
Il Tom Tom a prova di autovelox non si trova dunque in vendita nei negozi. Ma sul Web è possibile trovare facilmente chi ne altera la versione.
Ora, o il giornalista non ha mai provato il Tom Tom e non sa di cosa parla, o non sa spiegarsi bene.
Intanto i prezzi che vengono dati nell'articolo non so a quale mercato si riferiscano, ma non certamente alla UE. E poi niente taroccamenti (al massimo il software piratato, come qualunque altro software), ma soprattutto nessuna "alterazione della versione".
I POI (point of interest) possono essere inseriti da qualunque utente oppure più semplicemente si trovano ad esempio su poigps.com e nascono dal contributo di tutti coloro che posseggono e usano Tom Tom Navigator e vogliono segnalare un qualunque punto di interesse.
Quanto all'affidabilità del POI degli autovelox, ho seri dubbi, e non starei tanto tranquillo.
E poi non serve avere Tom Tom per un tatabase degli autovelox: questo di Motorsport.it fa' già capire il grado di affidabilità di questi elenchi.
Mi chiedo solo: ma uno che non capisce nulla di informatica e tecnologia e legge l'articolo di Isman penserà davvero che l'autovelox si può beffare così?
Posted by Peter Kowalsky at 09:48 | Comments (0)
20.08.05
B16 Boyz
Un milione di giovani sulla spianata di Marienfed ad ascolatre la Messa del Papa.
Poveri giovani! E la musica psichedelica, le esperienze di droghe, il sesso? Se non ora, quando?
Posted by Peter Kowalsky at 09:39 | Comments (0)
19.08.05
Naked Ipaq
Hi, my name is Kate Logan...
L'iPAQ hw6515 Mobile Messenger non mi convince. Neanche guardando il il video di presentazione. Non mi convincerebbe nemmeno se Kate nel video cominciasse a spogliarsi, tipo Naked News (che esiste ancora dopo più di tre anni...), mentre ti parla di GSM/GPRS/EDGE, GPS, Client VPN...
Posted by Peter Kowalsky at 16:45 | Comments (0)
18.08.05
Chiedilo al pilota
16 morti in Sicilia, 121 in Grecia, 160 in Venezuela. Quasi 300 morti in dieci giorni. Tre incidenti aerei diversi, con in comune una sola cosa: compagnie aere sconosciute.
Mai come ora, Chiedilo al pilota...
Posted by Peter Kowalsky at 10:31 | Comments (0)
17.08.05
Sardegna motorrad
C'è la Sardegna di Golfo Aranci (appena sbarchi) e della Costa Smeralda.
La Sardegna facile, dei villaggi turistici su misura per tanti vacanzieri, delle ville di Porto Rotondo che fanno tanto Svizzera.
Le coste prese d'assalto come nella riviera romagnola. I prezzi dopati come pochi posti in Europa.
Ma se scappi rapidamente da lì e ti avventuri all'interno, cominciando magari dalla Gallura, scopri una Sardegna decisamente diversa.
E se sei in moto hai l'opportunità non solo di vedere ma anche di annusare una Sardegna che non è certo quella rappresentata nelle tante riviste che in estate abbondano nelle edicole.
Un tour di due settimane, percorrendo alla fine nell'isola più di 3.000 km, nato con l'idea di un percorso in senso anti-orario che doveva essere costiero ma che in realtà da subito è diventato un giro nell'altra isola, quella sovrapposta dell'interno.
Lasciata quindi rapidamente la Costa Smeralda (ti basta poco per capire che non è questo il periodo giusto per stare lì), via verso Tempio alla ricerca del Muto di Gallura, uno dei pochi riferimenti che avevo prima di partire (tutto il resto è venuto da solo). Un vero agriturismo e sincera accoglienza, ottima base per girare tutta la Gallura (valle della Luna, monte Limbara) e la costa da Santa Teresa a Castelsardo. Vicino c'è anche l'Agnata, la casa (ora agruturismo) di De Andrè, immersa nel verde, un posto fantastico al quale arrivi dopo una strada sterrata che termina lì. Un posto per un relax assoluto che terrò ben in mente per il futuro.
Siamo alla fine di luglio e c'è un anomalo caldo torrido per l'isola (quasi 40° all'ombra, sull'asfalto supererà i 50°), insopportabile anche in moto: quando guido ho come l'impressione di stare per entrare in un lungo forno che si fa sempre più caldo, i capelli completamente bagnti dentro il casco, brividi lungo la schiena.
Basta Gallura, basta foreste di lecci e sughere, profumi di mirto e ginepro. Si va giù fino (passando per Macomer, remember?e per il lago Coghinas) a Santu Lussurgiu, un paesino a 600 mt di altitudine nel Montiferru, e si fa base all'albergo Sas Benas. Il Sas Benas non è il solito albergo, bensì un "albergo diffuso": in una casa la reception e il ristorante, in altre 4 case sparse per il paese le camere. Un modo (intelligente) per recuperare edifici abbandonati e destinati alla rovina. Non avevo mai sentito parlare prima di "albergo diffuso" e scopro che lì a Santu Lussurgiu ce n'è un secondo, l'Antica Dimora del Gruccione (altro genere comunque) dove una sera mi fermo a cena.
Da Santu Lussurgiu di nuovo su, verso Bosa, Alghero, Porto Torres e Stintino e ritorno al Sas Benas (tutta una scusa per finire a La Lepanto a mangiare aragosta).
E giù di nuovo, verso la penisola di Sinis (stupende e poco battute le spiagge), poi Cabras (sosta nella pescheria di Giovanni Spanu per ordinare una spedizione di bottarga), Oristano, Arborea, Iglesias. E lì vicino merita percorrere una stupenda strada sterrata tra le miniere abbandonate per arrivare alla spiaggia di Piscinas: dune alte 30/50 metri, la spiaggia profonda forse un km, un mare da bere. Ci sono arrivato di sera, onde lunghe alte 2/3 metri, uno dei bagni più divertenti che abbia mai fatto.
E poi giù, verso le miniere di Carbonia, l'isola di San Antioco e da lì il traghetto per l'isola di San Pietro. Lì a Carloforte sosta d'obbligo Al Tonno di Corsa, dove del tonno non si butta niente (ho assaggiato il belu, cioè la trippa di tonno, ottima!).
Ancora giù, verso Capo Spartivento, Cagliari, Villasimius, Costa Rei, Muravera, San Vito. Qui sosta in un bed&breakfast I Glicini in una vecchia casa dell'800.
Ora su, lungo la costa orientale, dove tutto torna normale e il sole quando guardi il mare va a tramontare alle tue spalle, come sei abituato e come deve essere. Verso Baunei, Dorgali, nell'Ogliastra. Poi le spiagge di Orosei e l'interno verso Nuoro, Lula, Bitti, Orgosolo, la parte più affascinante di tutta la Sardegna.
E dalle quelle parti, vicino Oliena, è d'obbligo fermarti a cena in quello che per molti è il migliore ristorante dell'isola: Su Gologone.
Su ancora, attraversando Nuoro verso Ozieri, Oschiri, Pattada (sosta dal maestro Fogarizzu grande appossionato di moto e auto storiche), Buddusò, Alà dei Sardi, Concas, Torpe, Posada.
E di nuovo la costa, che qui - prima di San Teodoro - torna ad essere provvisoria provincia di Milano e di Roma.
Notte a Golfo Aranci, che passi veloce come il maestrale che sta soffiando, prima di imbarcare la moto la mattina presto verso Livorno.
E rientrando a casa, percorrendo la noiosa autostrada dopo l'appennino, mi scopro a pensare alle fantastiche strade da moto che ho appena percorso (da Tempio ad Aggius, da Santu Lussurgiu a Cuglieri, da Iglesia a Fluminimaggiore, da Baunei a Dorgali, da Alà dei Sardi a Torpe...), penso ai profumi che ora non sento più, al vento che all'improvviso - dopo una curva - ti abbracciava spostandoti la moto.
E penso anche alla sincera ospitalità dei sardi senza la quale questo viaggio sarebbe stato diverso.
Nella foto (clicca per ingrandire e poi scorri la foto col mouse): le dune della spiaggia di Piscinas viste dal mare
Posted by Peter Kowalsky at 09:31 | Comments (1)